I Signori di Maenza

La storia di Maenza, come quella di innumerevoli borghi medioevali, si intreccia strettamente con le vicende dei feudatari dominanti. Numerose casate ebbero in feudo Maenza e tra esse figurano anche gli Annibaldi, i Caetani, i Borgia, gli Aldobrandini, i Pamphili, i Borghese ed inoltre i De Cabanis, i Fasani Volarelli e Pecci.

Quella cui più strettamente si ricollegano le sorti di Maenza fu senza dubbio la casata dei Conti di Ceccano, che la tennero in feudo per circa quattro secoli e dei quali Gregorovius scrive “Nei Monti Volsci primeggia dinastia antichissima della contrada la casa dei Conti di Ceccano che, per ricchezza e dignità, era nella Chiesa tenuta in gran conto. Quei signori si erano fatti potenti prima ancora che sorgessero in fiore i Colonna; già fin dal tempo di Enrico IV si teneva nota che Gregorio, uno dei loro antenati, aveva ivi officio di Conte. La morte di lui (1104) è la prima volta che si faccia menzione di questa casa di Conti. Della loro derivazione germanica fanno prova i nomi di Guido, di Landolfo, di Goffredo, di Berardo, di Rainaldo che si mantennero nella loro famiglia”.

Tra i personaggi più significativi della casata, Giovanni da Ceccano, autore della celebre “Cronaca di Fossanova” che si spinge fino al 1217, e ben quattro cardinali: Annibaldo, Giordano, Stefano e Teobaldo, domenicano, che insegnò teologia a Parigi e fu in stretti rapporti con S.Tommaso d’Aquino di cui contribuì a diffondere la dottrina. Dei Conti di Ceccano ricordiamo Berardo I (1204-1254) che tra i suoi numerosi feudi scelse come residenza abituale proprio Maenza e vi fece costruire lo splendido Palazzo Baronale, tale palazzo ospitò anche San Tommaso d’Aquino, il quale, come risulta dai verbali del procedimento di canonizzazione, compì a Maenza il suo primo miracolo.

Altro importante personaggio della casata fu Giacomo I (1299-1363) che prese parte attiva alle travagliate vicende che sconvolsero lo Stato della Chiesa nel periodo in cui la sede pontificia era trasferita ad Avignone : Giacomo I dispose che le sue spoglie fossero tumulate in una cappella del duomo di Maenza.

Tra gli avvenimenti che portarono Maenza alla ribalta della storia, un fosco episodio avvenuto nel settembre del 1123. Un familiare pontificio di nome Crescenzio, incaricato dal Papa di riscuotere i tributi dei feudatari della zona viene assassinato nel territorio di Maenza e rapinato di tutto quanto porta con sé. Papa Callisto II ritiene responsabile del fatto il Signore di Maenza, contro il quale fa muovere immediatamente le truppe pontificie; il paese viene occupato ed il feudatario, dopo un processo sommario, viene decapitato sulla piazza del castello. L’episodio è sintomatico della situazione di costante conflittualità esistente all’epoca tra la Santa Sede, che andava progressivamente consolidando il controllo politico-amministrativo sul proprio territorio, ed i feudatari, che, gelosi della loro autonomia, tentavano di resistere all’opera accentratrice dei Papi. Anche successivamente, a seguito di altre ribellioni dei feudatari della zona, Maenza con altri centri limitrofi fu di nuovo occupata dalle truppe pontificie inviate da Papa Onorio III (1216-1227).

Sempre nell’ambito delle contese territoriali, ed in particolare della secolare rivalità tra Orsini e Colonna, rientra un significativo evento della storia di Maenza: con una bolla del 28 maggio 1300 Papa Bonifacio VIII, sostenuto dagli Orsini, confiscò il feudo dei Conti di Ceccano, che erano schierati dalla parte dei Colonna, e lo passò direttamente sotto il dominio del cardinale Matteo Orsini. Maenza tornò ai Conti di Ceccano nel 1304 per volere di Papa Benedetto XI che pretese però da loro formale atto di sottomissione.

Fra i rappresentanti della casata dei Conti di Ceccano l’ultimo Signore di Maenza fu Raimondello, che la ebbe in Feudo dalla madre Rita, figlia di Giacomo I; Raimondello rinnovò il castello e fece costruire una nuova cinta muraria. Dal 1346 Maenza passò ai Caetani e successivamente, come già detto, a varie altre casate che, però, le attribuirono scarsa importanza e la trascurarono lasciandola lentamente decadere; il colpo di grazia Maenza lo ricevette nel 1520, quando fu saccheggiata e distrutta da Giovanni dalle Bande Nere, inviato da Papa Leone X.

Un altro Papa Leone, dopo quasi quattro secoli, si interessò nuovamente di Maenza e fortunatamente in termini positivi, Leone XIII (1878-1903), nativo della vicina Carpineto. Quando il feudo passò alla famiglia dei Conti Pecci di Carpineto, che diede i natali a Gioacchino Pecci, l’allora Papa Leone XIII amava trascorrere lunghe giornate di caccia nel ricco territorio maentino ed in paese, dove i Pecci possedevano una bellissima abitazione con giardino posta all’ingresso del paese (Palazzo Pecci, attualmente sede del Municipio). Notevole fu l’impulso che il Papa diede alle attività di carattere religioso. Fu ricostruita la chiesa colleggiata di S. Maria Assunta in Cielo (attuale cattedrale) e fu istituito un “Educandato per le fanciulle di civil condizione” diretto dalle suore Adoratrici del Preziosissimo Sangue fondato da S.Maria De Mattias.

I tempi cambiano, ed avanzano le forze borghesi: nel 1930 gli eredi Pecci alienano a favore del Com. Rag. Ercole Micozzi quasi tutti i loro beni siti nei comuni di Priverno e Maenza.

Fra gli avvenimenti di maggior rilievo: la rivolta del Marzo 1911, l’epidemia Spagnola del 1918 e la distruzione di una parte dell’abitato a causa di un bombardamento aereo nel 1944.

Nel 1928 il Comune fu soppresso e Maenza fu collegata a Priverno, è tornata sede comunale nel 1947 (per le sofferenze patite dalla popolazione durante questo ventennio è stata proposta la medaglia d’argento al merito civile).